Le 13 chiavi per la conquista della Casa Bianca

Lo storico Allan Lichtman ha elaborato un algoritmo che fin dal 1984 gli permette con successo di prevedere il vincitore delle presidenziali americane. Descrizione, funzionamento e alcune considerazioni sull’algoritmo.

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Premessa

A novembre (2020) ci saranno le presidenziali americane e a contendersi la Casa Bianca saranno Donald Trump, il presidente repubblicano in carica, e Joe Biden, lo sfidante democratico.

 

Dato che il risultato delle elezioni indicherà chi guiderà una delle nazioni più influenti del mondo la cosa riguarda non solo gli americani che lo sceglieranno ma anche tutti noi che più o meno direttamente facciamo i conti con ciò che viene deciso alla Casa Bianca.

Ci sono un gran numero di sondaggi e pronostici riguardo il risultato delle elezioni del 3 novembre, ma, in questi giorni, tiene banco la previsione fatta da Allan Lichtman, un professore americano di Storia che è considerato il Nostradamus delle elezioni americane.
Alan Lichtman, infatti, ha elaborato con Vladimir Keilis-Borok (matematico, geofisico e sismologo russo), un questionario di 13 domande rispondendo alle quali è possibile predire chi vicerà le elezioni.
I 13 quesiti sono posti in modo tale che ogni domanda preveda una risposta  oggettiva e che ogni domanda si riferisca a fatti facilmente verificabili.

Mi ha colpito il fatto che dal 1984 al 2017 (anno delle ultime presidenziali) l’algoritmo basato sul questionario abbia sempre funzionato.
In realtà sembra abbia fallito solo nel 2000 quando l’algoritmo indicò Al Gore come vincitore ma alla fine, pur ottenendo meno voti, il presidente eletto, dopo il riconteggio delle schede in Florida, fu George Bush.


L’algoritmo, infatti, sembrava essere più adatto a predire il vincitore del voto popolare che quello dei collegi elettorali, così furono apportate delle modifiche in modo da pronosticare l’effettivo vincitore delle elezioni e non il vincitore del voto popolare.
Le due cose possono differire dato che in realtà sono i rappresentanti eletti nei collegi elettorali a indicare il nome del Presidente e quindi, può esssere, come accadde nel 2000, che si possano ottenere più delegati pur avendo meno voti in base ai collegi in cui si è vinto.

Questa cosa non ci deve sorprendere dato che anche in Italia nel 2006 si è verificata una cosa simile. Quando, un po’ semplificando potremmo dire che le elezioni furono vinte da Prodi anche se Berlusconi aveva preso più voti. Da Wikipedia: “Nelle elezioni del 2006 l’Unione, la coalizione di centro-sinistra, prese circa 25 000 voti in più della coalizione di centro-destra alla Camera e circa 500 000 voti in meno al Senato, a cui corrispose comunque una maggioranza – seppur di pochi seggi – grazie al fatto che il numero di seggi del Senato viene distribuito su base regionale e non nazionale.

L’algoritmo

Alla base del metodo di Lichtman c’è la considerazione che le elezioni americane non sono altro che la valutazione dell’operato del presidente in carica.
Un altro pilastro della teoria è che una situazione di stabilità corrisponde alla conferma del presidente in carica, mentre il verificarsi di un terremoto, corrisponde  all’elezione del candidato sfidante.
La terminologia è chiaramente presa dalla sismologia di cui Vailis-Borok è un esperto, dato che si occupa di modelli per la previsione di terremoti.
In base a questi presupposti sono fissate 13 affermazioni alle quali si deve rispondere con VERO o FALSO. Se il numero delle affermazioni false è uguale o superiore a 6, allora il presidente in carica NON sarà rieletto.

Anche per le prossime elezioni è stato realizzato questo esperimento e il risultato è stato che le elezioni saranno vinte da Joe Biden (7 risposte uguali a falso).
Ecco le 13 domande, con il commento di Andrea Marinelli del Corriere della Sera:

Considerazioni

Viste le decisioni e il modo di fare di Donald Trump, spero davvero che Lichtman abbia ragione, ma non credo che il suo “metodo” sia completamente affidabile, anche se sembra che non abbia mai fallito finora.

Per quanto le domande siano ben poste, comunque la risposta ad alcune di essa potrebbe essere non completamente oggettiva. Noi osserviamo la situazione americana dall’esterno, ma gli elettori americani potrebbero avere una percezione diversa della situazione degli Stati Uniti. Mi riferisco in particolar modo ai punti 11, 12 e 13.
Magari la tensione con la Cina ed altri stati potrebbe essere considerata come una riaffermazione degli USA come prima potenza mondiale.

Le risposte ai punti 5, 6 e 8 sono cambiate all’improvviso negli ultimi mesi a causa del Covid-19 e del caso George Floyd altrimenti il risultato del test sarebbe stato opposto.

Come tutti gli eventi dipendenti dal giudizio degli uomini e non dalle leggi della fisica o della matmatica, credo sia davvero difficile realizzare dei modelli predittivi. Sarebbe interessante conoscere il processo che ha portato alla elaborazione e alla scelta di queste 13 domande per capire se l’algoritmo ha un qualche fondamento scientifico. Probabilmente nel libro “The Keys to the White House” cè la risposta a questa domanda. 

 

Aggiornamenti

  • 16 agosto 2020: i sondaggi sembrano confermare quanto previsto:

 

  • 3 novembre 2020: Si sono tenute le 59e elezioni presidenziali della storia degli Stati Uniti. Il vincitore è stato Joe Biden.
  • 14 dicembre 2020: i grandi elettori hanno certificato l’elezione di Biden.
  • 6 gennaio 2021: Un gruppo di sostenitori di Trump, durante una manifestazione indetta per contestare il risultato delle elezioni e denunciare ipotetiche cospirazioni e brogli elettorali, si introduce con la forza nella sede del Congresso americano (Il Campidoglio). Il bilancio è di decine di feriti e addirittura alcuni morti.
  • 20 gennaio 2021: Insediamento del nuovo presidente.

 

 

Fonti e riferimenti:

4 years ago

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