Il mare mi ha rifiutato

Caro Carrelli, spero che ti siano arrivati insieme il telegramma e la lettera. Il mare mi ha rifiutato e ritornerò domani all’albergo Bologna, viaggiando forse con questo stesso foglio. Ho però intenzione di rinunziare all’insegnamento. Non mi prendere per una ragazza ibseniana perché il caso è differente. Sono a tua disposizione per ulteriori dettagli.“. Questa è la breve lettera che il prof. Ettore Majorana inviò al suo amico prof. Antonio Carrelli (direttore dell’Istituto di Fisica dell’Università di Napoli in cui Majorana lavorava), prima di imbarcarsi sul battello che l’avrebbe riportato da Palermo a Napoli. In realtà non si è mai saputo se Majorana si sia effettivamente imbarcato sul traghetto che sarebbe dovuto partire la sera 27 marzo 1938 e che sarebbe dovuto arrivare il giorno dopo (28 marzo) perché Majorana non si presentò mai né all’Hotel Bologna né all’Università. Scomparì nel nulla.

La storia del professor Ettore Majorana mi ha sempre affascinato. Il liceo che ho frequentato porta il suo nome ed è forse per questo motivo che tanti anni fa mi appassionai al mistero legato alla sua improvvisa scomparsa e iniziai a leggere alcuni libri su questo argomento, primi tra tutti quelli di Leonardo Sciascia e del prof. Erasmo Recami.

Quando ho saputo dell’esistenza del libro/inchiesta “La seconda vita di Majorana” edito da Chiarelettere e scritto da Giuseppe Borello, Lorenzo Giroffi e Andrea Sceresini l’ho subito acquistato e l’ho letto in meno di due giorni. L’inchiesta parte, assumendoli come buoni e definitivi, dai risultati dell’inchiesta svolta dalla Procura di Roma nel 2011 avviata in seguito allo scoop della trasmissione “Chi l’ha visto?” in cui un certo signor Francesco Fasani affermava di aver conosciuto, quando viveva in Venezuela, il prof. Ettore Majorana e mostrò come prova una foto che li ritraeva insieme. In questo libro gli autori si prefiggono l’obiettivo di verificare la veridicità delle affermazioni del signor Fasani.

La ricostruzione degli eventi inerenti al caso Majorana, secondo gli autori del libro, sarebbe la seguente:

  • 25 marzo 1938: Ettore Majorana si trova a Napoli, nell’Hotel Bologna, scrive una lettera d’addio ai propri familiari e ne invia una ad Antonio Carrelli, in entrambe annuncia il proprio suicidio che sarebbe dovuto avvenite la sera stessa sul traghetto per Palermo, presumibilmente gettandosi in mare.
  • 26 marzo 1938: Ettore Majorana si trova a Palermo, non si è suicidato ma a tempo ha deciso di eclissarsi e nascondersi. Dal Grand Hotel Sole scrive una lettera di commiato a Erasmo Carrelli (quella di inizio post) in cui afferma che l’indomani sarebbe tornato a Napoli col solito traghetto. Non si sa se questo secondo viaggio sia davvero avvenuto.
  • Anni ’40: Majorana vive a Buenos Aires in Argentina. In questo periodo conosce ed entra in contatto con le sorelle Cometta/Manzoni, con la signora Frances Talbert e suo figlio, col cameriere Baudano, il signor Carlo Venturi ed altri.
  • Anni ’50: Majorana vive in un borgo nei pressi città di Valencia in Venezuela. In questo periodo conosce e fa amicizia con Francesco Fasani.
  • dal gennaio ’58 in poi non si sa cosa abbia fatto e dove sia vissuto.

La mia opinione personale, per quello che può valere, è che l’inchiesta di Giuseppe Borello, Lorenzo Giroffi e Andrea Sceresini sia seria, ben fatta e interessante. Ho anche ammirato il coraggio e l’intraprendenza con cui sono andati nei luoghi descritti dal signor Francesco Fasani. Io mi sono spaventato soltanto vedendo la foto dell’Hotel Camoruco su Google Maps. Il grande rammarico è che, se qualcuno avesse fatto uno studio di questo tipo negli anni settanta/ottanta, sarebbe stato molto più semplice recuperare prove e trovare testimoni chiave ancora in vita che avrebbero portato a una soluzione definitiva del caso. Nel passato però, molti di quelli che si sono occupati del caso Majorana non erano “del mestiere”, ossia non erano né giornalisti d’inchiesta né investigatori. Lo stesso prof. Erasmo Recami, il massimo esperto di Majorana, ha portato avanti un’opera importantissima e meritoria di recupero di documenti, scritti, informazioni e testimonianze salvandoli dall’oblio, ma non era un investigatore, come non lo era nemmeno il grande scrittore e romaziere Leonardo Sciascia.

Per quanto vorrei credere alla seconda vita di Majorana in Sudamerica, ci sono alcune cose di questa ricostruzione che non mi tornano. Sicuramente è un racconto perfettamente compatibile con l'”ipotesi argentina” avanzata nel passato da Recami e sicuramente il soggiorno del giovane Fasani e del signor Bini a Valencia (Venezuela) è stato ben documentato e dimostrato, ma che il signor Bini ed Ettore Majorana fossero la stessa persona, è una cosa che non mi convince per questi motivi (mi rendo conto che molte sono opinioni personali, nemmeno io sono “del mestiere”):

  1. I RIS affermano che ci sarebbero «10 coincidenze» tra il volto di Majorana e quello del padre. E’ davvero possibile confermare l’identità di una una persona confrontando una sua foto e una foto di suo padre? Tra l’altro si tratta di foto scattate e sviluppate molto tempo fa. Non sono foto nitide e con una risoluzione altissima come quelle che siamo abituati a vedere oggi. Quindi stiamo parlando di una certezza scientifica o di una probabilità? E nel secondo caso, che probabilità? Le frasi riportate in virgolettato nel famoso articolo [5] del Corriere della Sera, che suppogo siano prese dal rapporto dei RIS o da una loro dichiarazione ufficiale, sono: “…dalle sovrapposizioni sono emerse similitudine somatiche compatibili con la trasmissione ereditaria padre-figlio” e che “…non si può escludere che il soggetto sia proprio Majorana“. Quindi non si può escludere che il soggetto della foto sia Ettore Majorana, ma non si può nemmeno affermare che lo sia.
  2. La Magistratura di Roma chiuse l’inchiesta affermando che: “… si può escludere la sussistenza di condotte delittuose o auolesive della vita o contro la libertà di determinazione e movimento di Ettore Majorana e che lo scienziato si sia trasferito volontariamente all’estero, permanendo in Venezuela, almeno, nel periodo tra il 1955 ed il 1959“. Ma questa affermazione è basata solo sulla testimonianza di Francesco Fasani e sul rapporto dei RIS, oppure dalle autorità del Venezuela sono giunti i risultati delle verifiche che erano state chieste dal procuratore Pierfilippo Laviani? Non mi risulta che siano arrivati riscontri positivi e che queste informazioni siano state rese pubbliche.
  3. Il signor Bini ritratto nella foto sembra avere ben più di 49/50 anni. Quello della foto, a mio avviso, è un signore di almeno dieci anni più grande.
  4. Nella foto Fasani/Bini il signor Bini indossa un orologio sopra la camicia. Non è una abitudine comune. Ci sono riscontri sul fatto che Majorana avesse questa abitudine?
  5. Nel famoso annuncio “Chi l’ha visto?” pubblicato su un giornale dai familiari di Majorana, si parla di “una lunga cicatrice sul dorso di una mano“. Purtroppo la mano destra di Bini non è visibile nella foto, ma la sinistra sì. Quindi analizzando la foto originale è stato trovato qualche riscontro a questa informazione? Fasani ha mai parlato di questa cicatrice?
  6. Il signor Fasani afferma di aver quasi riccattato il signor Bini affinché accettasse di farsi scattare la foto ricordo mostrata agli inquirenti, ma dall’atteggiamento di Bini e Fasani nella foto sembra vero il contrario.
  7. Il signor Fasani afferma di aver prestato in quell’occasione (il giorno della foto) al signor Bini una certa somma di danaro. Strano, perché, se davvero Bini lavorava per il governo Venezuelano alla costruzione del reattore Rv-1, non credo che lo facesse gratis e quindi non credo avesse bisogno di soldi.
  8. Sempre Francesco Fasani afferma di essere stato un grande amico di Bini, di essere andato spesso in giro con lui e di aver pranzato insieme a lui molte volte, eppure non gli ha mai chiesto il nome e non gli ha mai chiesto se lui fosse Majorana (dato che il signor Carlo gli aveva fatto questa rivelazione).
  9. Come poteva il signor Bini guidare un’auto vistosa come la Studebaker e vivere in Venezuela in un periodo pericoloso e incerto come quello senza un documento ufficiale e una patente a suo nome? Mi sembra che non siano emersi documenti o patenti a lui riconducibili.
  10. Ettore Majorana era noto come una persona schiva e timida che molto probabilmente voleva isolarsi. Come si spiega allora il fatto che in Argentina lui si presentasse con il suo vero nome e che addirittura frequentasse a Buenos Aires dei salotti con aristocratici e scienziati come fosse l'”Oscar Wilde de noiartri”?
  11. Infine, la famosa cartolina “rubata” nella macchina del signor Bini viene presentata come un indizio importante, quando in realtà mi sembrerebbe più verosimile che Ettore Majorana possedesse una cartolina spedita dal fisico americano Conklin a Quirino Majorana e non viceversa. Come avrebbe potuto avere questa cartolina? Non è mai stata spedita? Eppure nella foto della stessa si vedono dei timbri. Oppure è tornata al mittente e lo zio l’ha regalata al nipote? Ma in questo caso il mancato recapito dovrebbe essere segnalato in qualche modo sulla cartolina.

Insomma mi sembra che alcune cose ancora non quadrino. Intanto spero che ci siano prima o poi degli aggiornamenti, ma ormai mi sembra davvero improbabile che possano emergere nuove prove o nuovi testimoni.

Preferisco non dire cosa penso del “caso Majorana“, anche perché è una opinione strettamente personale, dettata da una sensazione e priva di prove e riscontri. Mi ha molto colpito però una intervista, vista su Youtube, a un suo pro nipote, Salvatore Majorana, nella quale egli afferma che, dopo aver parlato tanto delle vicende legate alla sua scomparsa, forse è venuto il momento di parlare del Majorana scienziato, che ha scritto pochi ma importantissimi articoli su argomenti che ancora oggi sono studiati e tenuti sotto osservazione dalla comunità scientifica.

Di lui il premio Nobel, Enrico Fermi, diceva: “Al mondo ci sono varie categorie di scienziati; gente di secondo e terzo rango, che fan del loro meglio ma non vanno molto lontano. C’è anche gente di primo rango, che arriva a scoperte di grande importanza, fondamentali per lo sviluppo della scienza. Ma poi ci sono i geni, come Galilei e Newton. Ebbene, Ettore Majorana era uno di questi.“.

Il mio grande rammarico è pensare al contributo che un grande scienziato come Ettore Majorana avrebbe potuto dare alla scienza, alla fisica e al prestigio dell’Italia.

 

 

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Fonti e riferimenti

 

 

 

2 anni ago

2 Comments

  1. Buongiorno Claudio.
    Sono un ansiano ingegnere elettronico che, ormai in pensione da tempo, ha trovato grande motivazione nell’approfondire il caso di Ettore Majorana.
    Ho letto quello che hai scritto e mi complimento per la qualità dell’articolo e la professionalità che dimostri. In particolare, condivido in maniera totale i dubbi riguardo al pessimo lavoro del RIS (ma in che mani siamo?) e alle conclusioni affrettate e grossolane della magistratura di Roma che. tappandosi il naso, ha liquidato lo scomodo caso di Ettore Majorana prendendo per buone, in maniera assolutamente acritica, le fesserie espresse dai nostri bravi 007. Infatti, oltre alle giustissime osservazioni che hai elencato, c’è n’è pure un’altra che mette definitivamente in ridicolo il lavoro del RIS e le conclusioni della magistratura di Roma: il fatto che questo fantomatico sig. Bini, risulti – dalla foto – essere alto quasi quanto il sig. Fasani che, sulla base della testimonianza della figlia, era più di un metro e ottanta. Mentre Ettore sappiamo che era alto fra il metro e 68 e il metro e settanta, come confermato anche nel manifesto “Chi l’ha visto” pubblicato dalla famiglia Majorana pochi giorni dopo la sua scomparsa del 1938. Inoltre, il fisico Edoardo Amaldi, uno dei ragazzi di via Panisperna, descrive Ettore come un ragazzo di carnagione scura e occhi scintillanti, come un saraceno. Dimmi tu che carnagione scura ha questo sig. Bini …. Siamo al ridicolo e anche gli autori del libro che tu citi, pur essendosi impegnati molto e avendo speso molto tempo e denaro per le loro ricerche, sono giunti – certamente in buona fede – a conclusioni inattendibili, come ha affermato in più di un’occasione lo stesso biografo ufficiale di Majorana, il grande prof. Erasmo Recami, purtroppo scomparso nel 2021.
    La storia di Ettore è per fortuna totalmente altra e positivamente sconvolgente: si era ritirato dapprima presso il monastero certosino di Calci a Pisa e poi si è trasferito verso il 1970 presso la Certosa di Serra San Bruno in Calabria, quando il monastero di Calci è stato chiuso e trasformato in museo. Ti consiglio vivamente di leggere il recente libro di quasi 500 pagine (uscito nel novembre/dicembre scorso) dell’eccellente giornalista professionista Rino Di Stefano, libro intitolato Il Caso Majorana-Pelizza. Ti assicuro che quanto affermato in quel libro risponde a verità, perché ho potuto verificarlo sulla base dei tantissimi documenti ufficiali disponibili (vedi sito: http://www.majorana-pelizza.it) e attraverso il contatto diretto chi è stato ed è tuttora parte attiva di questa controversa ma affascinante vicenda.
    Per qualsiasi tuo dubbio o domanda, resto a tua disposizione.
    Cordialmente,
    Valerio Aisa (Fabriano, AN)

    1. Grazie per il commento,
      purtroppo molte delle persone che si sono occupate di questo caso non erano dei professionisti nel campo delle investigazioni, per questo ci sono tante teorie, tante congetture, ma pochi fatti e nessuna prova. Devo essere sincero, io non credo alla storia di Pelizza, sembra più un romanzo che una storia vera. Credo anche che la polizia segreta all’epoca abbia appurato la verità e poi abbia accettato la volontà del professore di scomparire. Non credo sia andato all’estero, ma credo sia rimasto in Italia. Non so quanto tempo sia vissuto nell’anonimato. E’ una sua scelta che deve essere rispettata, io mi chiedo solo perché abbia voluto sprecare tanto genio e tanto talento.

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