I cambiamenti climatici e il tropico del caos

Proprio qualche giorno fa leggevo un articolo su “le Scienze” che parlava delle conseguenze del riscaldamento climatico e dei cambiamenti profondi che sta causando nei paesaggi del nord del mondo. In particolare l’articolo “Artico bollente“, descriveva la situazione delle isole Svalbard che si trovano nel nord della Norvegia, nel mare glaciale Artico. Queste isole sono sempre state difficilmente accessibili e poco popolate a causa del clima rigido, ma ai giorni nostri, ripetto al 1970, le temperature sono salite di oltre 7 gradi. Questo ha portato allo scioglimento di molti ghiacciai tanto che oggi ci sono addirittura delle navi da crociera che passano da quelle isole, cariche di turisti curiosi di partecipare a quello che è stato definito “Last chance tourism”, il turismo dell’ultima occasione. Cioè l’ultima occasione di vedere l’Artico così com’è stato negli ultimi millenni, prima che cambi per sempre e che resti senza ghiacciai.

In realtà gli effetti del surriscaldamento si sentono non solo attorno ai poli, ma in tutto il mondo, a tutte le latitudini, anche in Africa.

Il documentario “Il tropico del caos” diretto da Angelo Loy racconta proprio come i cambiamenti climatici stiano influendo negativamente sul lago Chad, un lago situato in Africa centrale e sul confine tra Ciad, Nigeria, Camerun e Niger che ha sempre svolto un ruolo fondamentale nell’economia di questi paesi. Le acque del lago erano utilizzate per la pesca, l’irrigazione dei campi, per dissetare persone e animali, per il commercio tra le varie regioni che bagnava. Il lago, in buona sostanza, era la fonte primaria di sostentamento di quelle popolazioni.

Il lago Chad che è sempre stato un lago vasto, ma poco profondo, non ha fiumi emissari (fiume endoreico) ed è alimentato dal fiume Chari ma dal 1960 ad oggi la su estensione si è ridotta del 90%. L’immagine seguente mostra molto bene quanto il lago si sia ridotto negli ultimi 60 anni. Nel 1963 l’area occupata dal lago era di 25.000 km2 , nel 2000 era di 1500 km2.

Le cause della riduzione delle acque del lago sono la diminuzione delle piogge e l’aumento delle temperature, entrambe causate dal riscaldamento globale che , secondo tutti gli studi scientifici degli ultimi anni, è causato a sua volta dall’effetto serra dovuto sia all’inquinamento prodotto dall’uomo (emissioni di CO2 ) che alla deforestazione, sempre dovuta all’uomo. 

La riduzione del lago Chad ha causato gravi danni all’economia delle regioni che bagnava e ha portato non solo a creare una grave carenza di cibo e di igiene, ma ha fatto esplodere anche diatribe tra allevatori e agricoltori che si contendono la poca acqua rimasta. Il livello di povertà delle popolazioni è aumentato in maniera gravissima, gli uomini e le donne non possono svolgere alcuna attività perché agricoltura, pesca e commercio erano fortemente legati all’unica risorsa idrica presente in quell’area. L’isolamento, l’ignoranza e lo scarso aiuto da parte dei governi centrali hanno reso la situazione così disperata che molte persone vivono soltanto grazie all’aiuto delle ONG. L’indifferenza della comunità internazionale non lascia presagire nulla di buono per il futuro così che è inevitabile che i molti vedano nella migrazione l’unica ancora di salvezza, l’unica via di uscita a una situazione così disperata.

 A questo si aggiunge la presenza in queste zone di Boko Haram, una formazione terroristica jihadista che da un ventennio opera in quelle zone seminando terrore e distruzione. Per molti giovani non c’è alternativa sono costretti ad arruolarsi tra le loro fila.

“I cambiamenti climatici rendono sempre più problematico l’accesso e le risorse causando l’aumento della povertà e il diffondersi degli estremismi” dice un uomo intervistato nel documentario. E’ una verità indiscutibile e la regione del lago Ciad ne è un esempio lampante. In quelle regioni è in atto una crisi umanitaria che non può passare inosservata, le popolazioni sono isolate e abbandonate non c’è nessuna speranza che possano risollevarsi da sole. I paesi più ricchi del pianeta non possono restare indifferenti a questa situzione, è necessario intervenire al più presto.

 

 

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Fonti e riferimenti

 

 

 

3 years ago

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